È dunque grazie al lavoro perseverante e sinergico di queste lobbies, delle istituzioni locali e centrali, dei media “amici”, dei grandi proprietari terrieri se la comunità di persone che si è insediata a Leleque per ripristinare una condizione di vita in armonia con la propria storia e con la natura, è oggi considerata da molti argentini uno dei principali nemici del Paese. Ma è proprio così? Che cosa è successo davvero?
Dopo il primo sgombero di polizia, effettuato a poche ore dall’ingresso delle famiglie Mapuche nella estancia Leleque, la comunità è stata oggetto di una mezza dozzina di azioni repressive, di retate e di diverse contestazioni penali (per reati come incendio boschivo, furto, detenzione di bombe molotov, usurpazione, abigeato e altro) mentre una certa stampa si é data da fare nel dipingerla come un’organizzazione di stampo terroristico finanziata assai lontano da lì, oltre l’Oceano Atlantico: nella cara e vecchia Europa⁸⁶.
Pu Lof en Resistencia sarebbe – a detta dei media filo-governativi come “Clarìn”, “Perfìl”, “Infobae”, “La Naciòn”, “Cronica Tv”, “Radio Mitre” e altri - una organizzazione “anti-argentina” collegata strettamente con varie formazioni terroristiche internazionali e guidata da un giovane uomo nato a Bariloche, città tra le più diseguali del Paese, chiamato Facundo Francisco Jones Huala. Figlio di un agricoltore di Cushamen e di una nativa Nauel Huapi, Facundo è il maggiore di sei fratelli. La cultura Mapuche l’ha scoperta molto presto, appena dodicenne, ha raccontato la madre Isabel Huala, e dopo poco ha cominciato a partecipare alle cerimonie e alle iniziative di lotta per rivendicare le proprie radici. Con Isabel e i fratelli ha vissuto anche nelle città di Comodoro Rivadavia, Buenos Aires e in Cile. È sposato con Andrea Jazmin Millananco, una delle portavoce della Pu Lof en Resistencia e di lui si è scritto molto sui giornali argentini, che lo hanno definito di volta in volta un Mapurbe⁸⁷, un Mapuche di città che rivendica ugualmente la propria identità, o un Mapunkie, Mapuche punk. Quando aveva diciotto anni e si faceva chiamare Fakv Wala, il futuro lonko scriveva poesie in cui mescolava concetti della propria cultura ancestrale con quelli tipici della post adolescenza e, inoltre, con la denuncia della vita urbanizzata nei barrios. Nei suoi scritti utilizzava spesso la lettera “K”, forse in onore della tradizione anarco-punk o forse anche degli stessi Mapuche, poiché “K” è una consonante che rimanda ad alcuni suoni della lingua mapudungun. In una intervista pubblicata a suo tempo su Indymedia Argentina il maggiore dei fratelli Jones Huala
considerava sé stesso e gli altri Mapurbe «dei ribelli a un sistema, a una forma di vita alla quale sono stati obbligati i nostri padri […], ci rispecchiamo nell’attitudine del punk […], siamo cresciuti nel barrio, il barrio è ancora in territorio Mapuche, allora da lì proviamo a tornare alle nostre radici, dal cemento».
Figura carismatica ma anche discussa - un membro⁸⁸ della comunità Tehuelche, per esempio, fa sapere che il padre del lonko, Ramon Eloy Jones, lavorava per il miliardario Cristobal Lopez e che le sue le rivendicazioni «dipingono tutti i Mapuche come se vivessero allo stato selvaggio, senza alcuna intenzione di integrarsi con la società bianca, quando è non così» - Facundo appartiene “ad una generazione di giovani che ha corso lungo i confini del movimento indigeno nel Paese ed è la figura di riferimento di un importante settore di militanti minori di trentacinque anni che chiamano sé stessi Mapuche autonomi e che portano avanti processi di azione diretta nell’ambito di un movimento che ha caratteristiche maggiormente istituzionalizzate rispetto a quanto avviene in Cile”, come ha ricordato il giornalista cileno Felipe Gutierrez Rìos in una intervista pubblicata nel 2016 su “El Desconcierto.cl”.
E, infatti, il progetto di recupero delle terre degli avi è partito proprio da questo giovane ricusatore della democrazia borghese, avversario della proprietà privata in Argentina e sostenitore della preesistenza dei Mapuche alla nascita dello Stato nazionale. Un’azione non nuova per i Mapuche: era accaduto più di quindici anni prima, nei pressi di Corcovado, con la comunità Pillan Mahuiza in lotta contro l’impresa mineraria statunitense Meridian Gold (e contro i pericoli per l’ambiente e per la salute legati all’estrazione dell’oro), e poi nel 2002, nel Chubut, con Atilio Curiñanco, la moglie Rosa Rúa Nahuelquir e alcuni membri della comunità di “Santa Rosa”.⁸⁹
Il conflitto per il territorio, ha osservato l’antropologo e storico Walter Del Rio, ricercatore dei popoli Mapuche e Tehuelche all’Insituto Patagonico de Estudios de Humanidades y Ciencias Sociales Patagonia Norte (IPEHCS), è un fenomeno divenuto visibile solo a partire dagli anni Duemila, accompagnandosi tuttavia con una serie di equivoci. Il primo, legato al numero e alla natura dei nativi richiedenti la terra (non riconosciute come organizzazioni socio-politiche bensì come resti di tribù sopravvissute alla Conquista del deserto), il secondo, alla loro presunta pericolosità, come prevede d’altro canto il “sempreverde” stereotipo dell’indio malonero, dell’indigeno cattivo, retaggio del diciannovesimo secolo.
Questo tipo di conflitti, inoltre, condensa una serie di problematiche che ancora Del Rio sintetizza così in uno studio realizzato insieme con la collega Diana Lenton e altri ricercatori della Red de Investigadorxs en Genocidio y Política Indígena en Argentina⁹⁰:
Gli spazi geografici oggi occupati dai differenti popoli non coincidono nella sua gran parte con quelli storicamente occupati, ma sono il risultato di concentrazioni successive, di deportazioni e frammentazioni operate non solo al momento delle campagne di sottomissione da parte dello Stato ma anche posteriormente alle stesse. Così, le domande attuali dei popoli originari sono di frequente considerate non valide a causa della mancanza di prove circa la loro ancestralità in quello specifico luogo - inteso con il criterio immobiliare occidentale – che attualmente occupano o richiedono. Dopo le deportazioni di massa, le comunità che hanno potuto accedere alla terra – non necessariamente nei loro spazi ancestrali – sono state sottomesse continuamente nel corso di successive ondate di espropriazioni, in accordo con le richieste del mercato e dei settori del potere locale, regionale e nazionale. Questo è stato possibile grazie a complesse reti di potere costituite da proprietari terrieri, commercianti e dalla burocrazia statale (polizia, giustizia, autorità politiche), che hanno operato rendendo visibili e invisibili (a seconda dei casi) le alternative ai popoli indigeni delle terre fiscali. In secondo luogo gli attuali conflitti evidenziano che nel corso di oltre un secolo le domande dei membri delle comunità originarie non sono state prese in considerazione dagli organi competenti; nei pochi casi in cui ciò è accaduto, alla fine si è comunque deciso in favore dell’esproprio delle terre ancestrali. Al momento presente la gran parte dei conflitti è sottoposta al vaglio e alle decisioni dei giudici. In ciascuno dei fascicoli processuali compaiono documenti che i nativi ritengono essere frutto di coercizione da parte dell’autorità […]. Firme false, testimonianze contraddittorie raccolte da funzionari di polizia, cessione di diritti, vendite e trasferimenti di beni formano una parte di quel che è stato denunciato come una violazione sistematica dei diritti dei cittadini indigeni.
Violazioni che Facundo Jones Huala ha più volte denunciato, dentro e fuori le carceri in cui da tempo è detenuto.
Dal 2013, dopo essere stato arrestato insieme con altri quattro Mapuche cileni con l’accusa di aver provocato alcuni incendi al di là della Cordigliera⁹², il lonko è stato rinchiuso in alcuni penitenziari delle regioni di Los Rios e Los Lagos, nella Patagonia cilena. Una volta tornato in libertà è rientrato clandestinamente in Argentina, con addosso un mandato di cattura internazionale spiccato dall’Interpol, e successivamente è stato fermato a Bariloche: questo è accaduto poche ore più tardi dell’incontro a Santiago tra l’allora presidente argentino Mauricio Macri e il suo collega cileno Michelle Bachelet, attuale Alto Commissario per i Diritti Umani dell’ONU. Estradato nel settembre 2018 in Cile – nonostante il provvedimento di sospensione emanato dal Comitato per i diritti umani dell’ONU⁹³ - e condannato a nove anni per incendio e detenzione illegale di armi da fuoco, Facundo sta da quel momento scontando la pena nel carcere di Temuco.
In cella redige manifesti, diffonde dichiarazioni per i diritti dei Mapuche, fa scioperi della fame (nel gennaio 2019 ha contestato in questo modo la decisione del carcere di non concedergli di realizzare una particolare cerimonia Mapuche chiamata Nguellipun) e guida la protesta contro lo strapotere di Benetton e gli attacchi dello Stato argentino.
“Questo messaggio è soprattutto per la mia gente prima che per i padroni del potere”, ha scritto nell’agosto 2016 e lo ha riportato il sito ufficiale del Movimento Mapuche Autonomo del Puel Mapu, “però parlo anche a loro, con la speranza di generare condizioni che permettano di trova re una risoluzione storica di questo conflitto politico della Nazione Mapuche davanti agli Stati coloniali e capitalisti”.
Mentre le organizzazioni per i diritti umani e i membri della comunità di Cushamen hanno continuato a chiederne la liberazione - considerando completamente illegale la sua cattura prima e la sua prigionia ed estradizione poi -, e a difenderne la figura anche davanti alle insistenti aggressioni del potere politico e di alcuni media, Jones Huala non ha mai smesso di scrivere e di parlare. “Siamo una proposta che può generare un processo di liberazione e arrivare ad ispirare altri popoli nella lotta anticapitalista. Siamo un popolo che non è mai stato sconfitto del tutto, nemmeno militarmente. Sebbene siamo sempre stati in una condizione di inferiorità, rispetto al potere del fuoco del nemico, ricordiamoci che il popolo Mapuche resistette trecento anni alla corona spagnola prima di essere battuto dagli eserciti argentino e cileno”, ha detto nel 2017. “Tutto questo rivela una capacità tattica e politica del popolo Mapuche che non è stata ancora compresa dal nemico occidentale. Ed è ciò che i gringos - i padroni di questi stati sottosviluppati in cui viviamo - temono. Con l’arrivo di gente come Donald Trump, negli Stati Uniti, credo che torni questa preoccupazione”.
CONTINUA DOMANI......
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